Descrizione
La Frangola, chiamata anche Frangula, è una pianta arborea che appartiene alla famiglia delle ramnacee, originaria dell’Europa e dell’Asia. La Frangola preferisce terreni umidi e sabbiosi, indifferentemente nei boschi di pianura o di montagna, per cui è facile trovarla lungo i fiumi, paludi, anche se nei terreni più aridi la si può incontrare in una forma molto più compatta.
La Frangola è alta mediamente 3 metri, ma può arrivare anche a 5 metri e normalmente ha pochi rami alterni, sviluppati maggiormente alle estremità. Le foglie sono caduche, lunghe 5-6 centimetri a lamina ovato ellittica, ottusa o acuminata e con 8 nervi per lato. Da adulte le foglie sono glabre ma da giovani sono ricoperte di un leggerissimo pelo come i rami e le gemme.
I fiori sono piccoli e raccolti in fasci, ermafroditi, piccolissimi e con ricettacolo glabro e imbutiforme, con 5 sepali anch’essi glabri e biancastri. I petali sono 5 e ciascuno a 5 stami. Nei terreni umidi i rami si accrescono tutta l’estate e portano fiori all’ascella di ogni foglia, quindi nel periodo estivo si possono trovare su ogni ramo dalla estremità boccioli, fiori, frutti verdi poi rossi poi neri. Nei luoghi asciutti la pianta fiorisce solo a primavera.
I frutti sono delle piccole drupe nero-bluastre di circa 7 millimetri, sferiche, con un seme per loggia di colore giallo, rotondo e un po’ appiattito, con il tegumento coriaceo.
La corteccia è grigio-violacea con molte lenticelle bianco-grigiastre, rotonde nei rami giovani e allungate in quelli vecchi. Ed è proprio la corteccia che contiene i principali principi attivi della pianta: antrachinoni, glicofrangullina, frangullina, ramnoxantina, ramnocerina, acido arachinico, altre sostanze amare, si ritiene possibile anche la presenza della ramnotossina.
Il carbone ottenuto dalla Frangola è quello a più rapida combustione che si conosca. Per questo, viene utilizzato, soprattutto in Svizzera e nei paesi dell’Est Europa, per produrre polvere da sparo. Nel bolognese venivano utilizzati i rametti per produrre cannucce per pipa. In fitoterapia viene utilizzata la corteccia essiccata a scopi lassativi e contro le infiammazioni intestinali. La linfa può essere utilizzata come collutorio contro afte o stomatiti. La corteccia fresca o non ben essiccata, come pure le bacche, se ingerite in grossa quantità, hanno effetti collaterali quali vomito, coliche e altri leggeri sintomi da avvelenamento.
La corteccia della frangola contiene glicosidi antrachinonici, che stimolano la peristalsi intestinale. Lo stomaco e l’intestino tenue non riesce ad assorbire questi elementi, mentre l’intestino crasso li metabolizza e li rende biologicamente attivi. E’ una caratteristica dovuta all’azione della flora batterica intestinale che trasforma questi elementi in antroni, responsabili appunto dell’azione lassativa della corteccia di questa pianta. I glicosidi infatti manifestano la loro attività solo dopo che i batteri della nostra flora li hanno idrolizzati liberando gli agliconi e trasformando questi nella forma attiva, gli antroni.
Questo processo determina un lasso di tempo necessario affinché l’azione di questa pianta abbia effetto. Tale tempo può essere lungo anche fino a 12-16 ore, pertanto si consiglia di assumerlo nella prima serata o nel tardo pomeriggio del giorno precedente. Gli antrachinoni riducono anche il riassorbimento dell’acqua, del sodio, del cloro da parte della mucosa dell’intestino, permettendo una maggiore idratazione della massa fecale e quindi del volume e della morbidezza delle feci stesse.
Il principio attivo più importante della frangola è dato dalla frangulina, sostanza sovrana nella cura della stitichezza occasionale o cronica. A differenza di numerosi altri lassativi naturali o artificiali, la corteccia di frangola ha il dono di ridare il tono alle fibre muscolari dell’intestino, stimolando la peristalsi in modo dolce. Così la Frangola è un rimedio naturale, non irritante, privo di controindicazioni e meno dannoso di qualunque altro sistema naturale o artificiale. La frangola è indicata nei casi in cui le feci devono essere molli, in tutte quelle situazioni in cui il naturale processo fisiologico di evacuazione può essere reso particolarmente difficile e doloroso da vene ingrossate e infiammate nella zona dell’ano: in presenza di ragadi, di emorroidi e dopo interventi chirurgici rettali.
E’ possibile fare un normale infuso, ma la soluzione migliore è senza dubbio il decotto. Ponete la quantità indicata in etichetta in acqua fredda e portate tutto a ebollizione. Fate bollire per 3-4 minuti e spegnete. Lasciate in infusione per 10 minuti e filtrate. Assumetelo dopo i pasti se volete rinforzare l’azione lassativa.
Vista la sua azione lassativa se ne sconsiglia l’uso prolungato. Se sovradosato può portare a diarrea e perdita di liquidi. E’ meglio evitarlo in donne durante la gravidanza o in allattamento, così come ai bambini.
Consultare sempre il proprio medico prima di assumere il prodotto per fini terapeutici.
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