Descrizione
Il carciofo è una pianta appartenente alla famiglia delle asteraceae coltivata principalmente per uso alimentare e, secondariamente, per uso medicinale. Il nome deriva dall’arabo kuršūf arrivato in Italia attraverso la Sicilia.
E’ una pianta erbacea perenne alta fino a 1,5 metri con un rizoma sotterraneo che sviluppa più fusti che si diramano dicotomicamente durante la fioritura. Le foglie sono dotate di un pronunciato polimorfismo e sono anch’esse molto lunghe dal colore verde grigiastro.
I fiori sono riuniti in capolini di forma sferica, conica o cilindrica di circa 5-15 cm di diametro, con un ricettacolo carnoso e concavo nella parte superiore. In questo ricettacolo vi sono i fiori dalla corolla violacea. Nel capolino il fiore vero e proprio è protetto da un involucro strettamente embricato che, in periodo di fioritura si apre e lascia fuoriuscire i fiori.
Il frutto, erroneamente chiamato seme, è un achenio allungato e provvisto di pappo dal colore grigio-marrone con marmorizzazioni brune.
Recentemente il genoma del carciofo è stato completamente sequenziato e sappiamo che possiede circa 27mila geni. Questa informazione diventa molto utile per identificare le basi genetiche della pianta per possibili utilizzi futuri in ambito di programmi di selezione assistita.
Le diverse varietà di carciofo si classificano secondo alcuni criteri specifici: in base alla presenza di spine si distinguono i carciofi spinosi da quelli inermi; in funzione del colore del capolino ci sono le varietà verdi o violette; in base al comportamento durante il ciclo dello sviluppo vi sono le varietà autunnali che sono rifiorenti o quelle primaverili che fioriscono solo una volta.
Tra le varietà più note abbiamo il brindisino, il Paestum, lo spinoso sardo, il catanese, lo spinoso di Albenga, il verde di Palermo, il romanesco, ecc.
La pianta del carciofo era già conosciuta da greci e romani, ma sicuramente si trattava di un carciofo selvatico. A quanto sembra le si attribuivano poteri afrodisiaci. Nella mitologia greca si narra che Giove si innamorò della ninfa Cynara, dai capelli biondo cenere (da cui il nome), di carattere ritroso ma di cuore tenero e gentile. La ninfa lo respinse e Giove, colmo di rabbia, la trasformò nel carciofo come lei spinoso, ma dolce e saporito. In Italia il carciofo era già una pianta consumata a livello alimentare dal 1400. La tradizione dice che fu introdotto in Francia da Caterina de’ Medici, la quale gustava volentieri i cuori di carciofo. Sarebbe stata costei che lo portò dall’Italia alla Francia quando si sposò con il re Enrico II di Francia. Anche Luigi XIV era un gran consumatore di carciofi. E poi furono gli olandesi a introdurre i carciofi in Inghilterra: abbiamo notizie che nel 1530 venivano coltivati nel Newhall nell’orto di Enrico VIII. I colonizzatori spagnoli e francesi dell’America introdussero il carciofo nel nuovo continente a partire dal 1700, rispettivamente in California e in Louisiana. Oggi in California i cardi sono diventati un’autentica piaga, esempio tipico di specie aliena invasiva in un habitat in cui non si trovava precedentemente.
L’Italia è comunque il maggior produttore di carciofi a livello mondiale (dati FAO 2018) con le aree della Sicilia, Sardegna e Puglia che detengono il maggior numero di piantagioni.
Dopo l’acqua, il componente principale dei carciofi sono i carboidrati, tra i quali si distingue l’inulina, e le fibre. I minerali principali sono: sodio, potassio, fosforo e calcio. Tra le vitamine prevale la B1, B3, e piccole quantità di vitamina C. Più importante per spiegare le attività farmacologiche degli estratti di carciofo è la presenza di un complesso di metaboliti secondari caratteristici: derivati dell’acido caffeico (tra gli altri acido clorogenico, acido neoclorogenico, acido criptoclorogenico, cinarina); flavonoidi (in particolare la rutina); lattoni sesquiterpenici (tra gli altri cinaropicrina, deidrocinaropicrina, grosseimina, cinaratriolo).
Le proprietà del carciofo sono le seguenti: colagoga, coleretica, antiossidante, epatoprotettiva, ipocolesterolemizzante.
La medicina naturale e la fitoterapia usano il carciofo nel trattamento dei disturbi funzionali della cistifellea e del fegato, delle dislipidemie, della dispepsia non infiammatoria e della sindrome dell’intestino irritabile. Lo utilizza inoltre, per il suo sapore amaro, in caso di nausea e vomito, intossicazione, stitichezza e flatulenza. La sua attività depurativa (derivata dall’azione su fegato e sistema biliare e sul processo digestivo) fa sì che venga usata per dermatiti legate ad intossicazioni, artriti e reumatismi. L’attività dei principi amari sull’equilibrio insulina/glucagone ne indica la possibile utilità come supporto in caso di iperglicemia reattiva o diabete incipiente, e l’effetto dei principi amari sulla secrezione di fattore intrinseco ne indica un possibile utilizzo in caso di anemia sideropenica.
Consultare sempre il proprio medico prima di assumere il prodotto per fini terapeutici.
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