Gli appassionati di tè conoscono la parola darjeeling per via di uno dei suoi tè neri più pregiati, che viene spesso chiamato lo champagne del tè.
Ma Darjeeling è anche una città indiana, dove è stata anche per molti anni Madre Teresa di Calcutta, capoluogo dell’omonimo distretto del Bengala occidentale, sede di centinaia di giardini del tè.
Sorge a nord-est dell’India, al confine con il Nepal, il Sikkim e ill Bhutan, lungo le montagne che danno uno tra i tè neri più pregiati di sempre.
il distretto copre una superficie di più di 3.100 km quadrati al cui interno sorgono i quasi 100 giardini di tè alcuni dei quali annoverati tra le eccellenze delle omonime foglie. Per citarne solo alcuni: Barnesbeg, Tumsong, Singole, Steinthal, Singtom, Spring Valley, Chamong, Nagri Farm, Jungpana, Marybong, Ambootia, Risheehat, Singole, Lingia, Makaibari, Kondoli, Satrupa, Avongrove, Badamtam, Mim, Poobong, Seeyok, Tukdah, Gielle, Chongtong, Puttabong, Kaley Valley, Margaret’s Hope, Sungma, Bannockburn, e molti altri.
I migliori fra questi sono situati a più di 1.500 metri di altezza e l’intera area offre le migliori condizioni climatiche per temperatura, umidità, piogge e microclima. Alcuni di essi arrivano a superare anche i 2.000 metri di altezza e sono considerati tra i più pregiati.
Sono le donne a raccogliere il tè.
Queste, hanno gli zigomi alti e gli occhi a mandorla, forti come tutta la gente di montagna, e camminano in fila indiana, vestite poveramente, anche se alcune di esse hanno una narice ornata da una perla d’argento. Lontano , dietro di loro, vicino al cielo ancora rosso, le nevi eterne e misteriose della catena dell’Himalaya.
Quando pensiamo ai giardini del tè immaginiamo un’atmosfera zen molto intima e quasi personale, ma nelle zone del Darjeeling questi giardini possono essere grandi anche più di 500 ettari.
In questi luoghi si producono più di 20.000 tonnellate di tè all’anno e spesso molte persone prive di scrupoli usano il nome darjeeling per un tè che nulla ha a che vedere con l’originale darjeeling.
Ecco perché ritroviamo sul mercato prodotti spesso etichettati come famosi giardini di Darjeeling su prodotti che non sono nemmeno lontanamente assimilabili al tè di queste zone.
Ma come ha fatto a diventare così pregiata ed esclusiva questa zona per fornire questo tè fantastico?
Dobbiamo tutto ciò a un medico inglese, il Dottor Campbell, un chirurgo che era stato mandato in quella zona per fare gli interessi della Corona. Le prime piantagioni nascono verso la fine degli anni ’40 dell’800 ma lo sfruttamento commerciale arriverà solo verso il 1860.
Per potersi fregiare dell’etichetta di Darjeeling, il tè deve essere coltivato, cresciuto, raccolto e lavorato negli stessi giardini di provenienza. Il logo e la denominazione di origine sono gestiti dal TBI (Tea Board od India).
Si usa classificare il tè darjeeling a seconda del periodo di raccolta: il First Flush si raccoglie da metà marzo alla prima settimana di aprile, subito dopo la stagione delle piogge primaverili. Questo raccolto è caratterizzato da un colore molto chiaro, un aroma lieve ed è anche poco astringente. il Second Flush invece si raccoglie a giugno e ha un colore ambra molto più corposo e con il tipico gusto moscato. Esistono poi delle eccezioni con raccolti autunnali, dal sapore meno delicato e meno speziato oppure a metà tra il primo e il secondo raccolto, chiamato “in between” il cui aroma è molto persistente e anche un gusto abbastanza corposo ma non è sempre reperibile sul mercato occidentale.
Il Darjeeling è classicamente un tè nero, ma oggi esistono varietà semi ossidate (tipo oolong) o anche verdi e bianche. Ma esistono alcune varietà di darjeeling che sono un mix di foglie lavorate con diversi livelli di ossidazione (verde, oolong e nero).