Il tè verde può abbassare la pressione sanguigna

Gli esseri umani hanno bevuto per la prima volta il tè più di 4.000 anni fa in Cina. Da allora, è diventato una delle bevande più popolari in tutto il mondo, secondo solo all’acqua.

Sia il tè verde che quello nero sono prodotti dalle foglie dello stesso arbusto, la Camellia sinensis, ma il tè verde, che è fatto da foglie non fermentate, contiene più antiossidanti. L’ossidazione durante il processo di fermentazione del tè nero riduce infatti i livelli di antiossidanti.

Diversi studi hanno scoperto che il tè verde inibisce la formazione di tumori, abbassa la pressione alta e riduce il rischio di malattie cardiache. Tuttavia, il meccanismo molecolare responsabile dell’effetto sulla pressione sanguigna è stato poco chiaro fino ad ora.

Gli scienziati della University of CaliforniaIrvine (UCI) e l’Università di Copenhagen, in Danimarca, hanno scoperto che gli antiossidanti nel tè aprono i canali ionici e possono rilassare i muscoli che rivestono i vasi sanguigni.

Hanno riportato i loro risultati nella rivista Cellular Physiology andamp; Biochemistry.

Secondo il National Heart, Lung, and Blood Institute, controllare o abbassare la pressione alta può aiutare a prevenire malattie renali croniche, attacchi di cuore, insufficienza cardiaca e forse demenza.

I Centers for Disease Control and Prevention (CDC) riferiscono che quasi la metà degli adulti negli Stati Uniti ha l’ipertensione. Si stima che nel 2018, la condizione ha giocato un ruolo importante nella morte di quasi mezzo milione di persone nel paese.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), nel frattempo, stima che più di 1 miliardo di persone nel mondo soffrono di ipertensione. Il nuovo studio mostra innanzitutto che due antiossidanti nel tè, noti come catechine, aprono un canale proteico nelle membrane delle cellule muscolari lisce che rivestono i vasi sanguigni. Questo permette agli ioni di potassio caricati positivamente di lasciare le cellule.

I canali nelle cellule nervose e muscolari mantengono il voltaggio attraverso le loro membrane permettendo agli ioni negativi e positivi di passare dentro e fuori in modo controllato. Sono “voltage-gated”, il che significa che rispondono ai cambiamenti di questa tensione aprendosi o chiudendosi.

I ricercatori hanno scoperto che le catechine nel tè verde attivano un particolare tipo di canale ionico del potassio, chiamato KCNQ5. Il lavoro precedente di alcuni degli stessi scienziati suggerisce che questo canale proteico può essere alla base degli effetti anti-ipertensivi di diverse piante utilizzate come medicine popolari per millenni.

Per il nuovo studio, i ricercatori hanno usato la modellazione al computer e versioni mutate della proteina del canale per dimostrare che le due catechine si legano a una sezione che rileva i cambiamenti di tensione.

“Questo legame permette al canale di aprirsi prima e molto più facilmente nel processo di eccitazione cellulare”, spiega il Prof. Geoffrey Abbott, del Dipartimento di Fisiologia e Biofisica della UCI School of Medicine.

In teoria, questo dovrebbe rendere le cellule muscolari meno “eccitabili” e quindi meno propense a contrarsi. Dovrebbero invece rilassarsi, dilatando il vaso sanguigno e riducendo la pressione sanguigna.

Per testare questa teoria, i coautori del Prof. Abbott all’Università di Copenhagen hanno misurato i cambiamenti di tensione nelle pareti delle arterie dei ratti. I loro risultati hanno confermato che le due catechine del tè rilassano e dilatano le arterie attivando il canale ionico KCNQ5.

Il tè mescolato al latte e applicato direttamente alle cellule in laboratorio invece, non è riuscito ad attivare i loro canali KCNQ5 (ma sfido chiunque a mettere del latte nel tè verde).

Il Prof. Abbott spiega: “Non crediamo che questo significhi che bisogna evitare il latte quando si beve il tè per trarre vantaggio dalle proprietà benefiche del tè. Siamo sicuri che l’ambiente nello stomaco umano separerà le catechine dalle proteine e dalle altre molecole del latte che altrimenti bloccherebbero gli effetti benefici delle catechine”.

Gli scienziati hanno anche scoperto che il riscaldamento del tè verde a 35°C ha aumentato l’attivazione di KCNQ5. Tuttavia, gli amanti del tè freddo non devono preoccuparsi.

“Indipendentemente dal fatto che il tè venga consumato freddo o caldo, questa temperatura viene raggiunta dopo aver bevuto il tè, poiché la temperatura del corpo umano è di circa 37°C, – dice il Prof. Abbott. – così, semplicemente bevendo il tè, attiviamo le sue proprietà benefiche e antipertensive”.

Il canale ionico KCNQ5 esiste anche nelle membrane dei nervi nel cervello, dove aiuta a regolare l’attività elettrica e la trasmissione dei segnali. Le persone con un disturbo chiamato encefalopatia epilettica hanno una versione della proteina del canale che non risponde efficacemente ai cambiamenti di tensione, che porta a frequenti convulsioni.

Gli autori dello studio sottolineano che le catechine possono attraversare la barriera emato-encefalica, che impedisce alle molecole più grandi, compresi alcuni farmaci, di entrare nel cervello. In teoria, i farmaci modellati sulle molecole di catechina potrebbero, quindi, aiutare a correggere la causa dell’encefalopatia epilettica.

“La scoperta della loro capacità di attivare KCNQ5 può suggerire un meccanismo futuro per riparare i canali KCNQ5 rotti per migliorare i disturbi di eccitabilità del cervello derivanti dalla loro disfunzione”, concludono i ricercatori.

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